3 Maggio 2024

Napoli, l’ombra di Benitez su Gattuso. Ecco perché il ritorno di Rafa non converrebbe

benitez

Una sconfitta che accentua il malcontento e rievoca fantasmi tutt’altro che svaniti. Una caduta che ridimensiona – ancora una volta – il gruppo e l’ambizione stagionale. Il Napoli crolla, Gennaro Gattuso corre ai ripari in conferenza post-gara e l’insoddisfazione aumenta. Il Verona di Ivan Juric fa riscoprire fragili e passivi gli azzurri che, seppur provino a scuotersi, non riescono a ristabilire l’equilibrio. E, come avviene in qualsiasi club dove i risultati faticano ad arrivare, a finire sul banco degli imputati è il tecnico. Dimissioni, esonero o separazione consensuale? Nulla di tutto questo finora, la società partenopea ha riconfermato la fiducia nel mister. Eppure l’ombra di un ex aleggia sulla scricchiolante panchina del Maradona. Il nome è quello di Rafael Benitez, reduce dall’avventura cinese con il Dalian e sempre consolidato sul gradino più alto del podio degli allenatori più vincenti dell’era De Laurentiis. Tuttavia, permangono componenti che evidenziano l’inconveniente ritorno dello spagnolo sulla scottante sedia azzurra.

Le esperienze post-Napoli

Rafa è un allenatore vincente, gran conoscitore del calcio e con metodologie sempre innovative. Eppure, la sua doppia parentesi in Italia è stata infelice. Prima l’Inter e poi il Napoli. Una Coppa del mondo per club, due Supercoppe italiane e una Coppa Italia, alzate durante la sua permanenza nel panorama nostrano. Non sono mancate critiche, polemiche e, in entrambe le esperienze, deciso ad abbandonare la nave. Al biennio in Campania è seguita l’occasione di allenare il team più glorioso del globo, il Real Madrid. Un’opportunità che l’ex Liverpool ha colto immediatamente, ma dove non ha ottenuto risultati importanti. Tant’è che la dirigenza madrilena ha impiegato poche settimane e 25 apparizioni per la rottura definitiva.

Esonerato, Benitez lascia i Blacons a 4 punti dal primato, qualificato agli ottavi di Champions League ed eliminato per un disguido burocratico dalla Copa del Rey. L’Inghilterra, però, chiama e il Newcastle gli affida l’arduo compito di portare la squadra alla salvezza dopo un’annata complicata. Il tecnico non centra l’impresa, viene riconfermato in Championship e riconquista la promozione in Premier dopo una rimonta nei confronti del Brighton. Rifiuta il rinnovo di contratto dopo tre stagioni con i Magpies e riparte dal Dalian Yifang in Cina nel luglio 2019: trentasette partite alla guida del club prima delle dimissioni dello scorso 23 gennaio.

Il modulo e l’aspetto difensivo

Un punto cardine sul quale si sta concentrando la tematica futuro-Gattuso è il modulo. Il 4-2-3-1 risulta essere inadatto per i calciatori attualmente in rosa e per le trame di gioco costruite. Il Napoli appare scollegato, distante tra i reparti e con enormi praterie che vengono sfruttate – regolarmente – dagli avversari. Con Benitez nulla cambierebbe. L’assetto tattico più caro ed utilizzato dal trainer di Madrid coincide con l’attuale veste azzurra. Aspetti che, per quanto curati in maniera certosina, continuerebbero a generare un paradosso nell’ambiente campano. Lo scacchiere partenopeo dev’essere differente perché nell’odierno costrutto mancano due mediani all’altezza (Bakayoko sembra trovarsi meglio nella posizione di vertice basso) e un trequartista alle spalle della punta.

Il calcio divertente e spumeggiante di Benitez, visto altrove e non in Italia, è votato alla manovra offensiva e all’impostazione in fase avanzata. Poco considerato è la componente difensiva, zona del campo in cui il gruppo di Ringhio ha presentato evidenti difficoltà. Come accaduto al Bentegodi. Nel corso dei suoi campionati partenopei, le retroguardie di Rafa hanno incassato 39 e 54 reti. Numeri spaventosi per una compagine che punta ad assestarsi nella fascia Champions e nella lotta per il vertice del torneo. In quelle annate, le palesi carenze del reparto arretrato erano compensate dal livello qualitativo in avanti e dalla straordinaria presenza di Higuain che consentivano di vincere le gare in modo altresì rocambolesco.

Il mercato e la famiglia

Lo scout e l’individualità del mister hanno spinto elementi di caratura mondiale e di giovani di prospettiva all’ombra del Vesuvio. Higuain, Callejon, Mertens, Albiol, Reina. E quindi Koulibaly, Ghoulam e Jorginho. Una campagna faraonica ed investimenti mirati per la crescita del brand. La situazione, rispetto a 7/8 stagioni fa, è incredibilmente mutata e perfino un profilo di spicco internazionale faticherebbe a convincere i giocatori ad accettare il trasferimento. Un mercato fatto di cifre folli, di operazioni di svariati milioni di euro e di plusvalenze.

Infine, l’argomento più caro a Benitez e probabilmente più importante. Il tecnico, infatti, non vorrebbe separarsi ancora dalla sua famiglia ed ecco che il suo curriculum potrebbe non essere preso in considerazione qualora le strade del Napoli e di Gattuso dovessero separarsi.