Antonio Conte, allenatore del Napoli, ha presentato in conferenza stampa la partita in programma domani al ‘Maradona’ contro la Fiorentina.
Cosa è cambiato in settimana dopo il “se vogliamo, possiamo”?
“Niente, cosa doveva cambiare? Abbiamo continuato ad allenarci con la stessa intensità e determinazione. Le parole contano poco, sono i fatti che fanno la differenza. Ci siamo allenati sempre al massimo, senza variazioni. Prestazione e ambizioni? L’ambizione deve nascere dal lavoro. Ci deve dare fiducia la partita con l’Inter, che è la squadra da battere, ma allo stesso tempo dobbiamo restare equilibrati: la settimana prima abbiamo perso col Como. Non possiamo far dipendere entusiasmo e motivazioni dal singolo risultato. La costanza è la chiave per vincere un campionato, serve equilibrio, senza eccessi di entusiasmo o drammi”.
Sono 43 giorni senza vittorie. Quando dice “se vogliamo, possiamo”, si riferisce anche alla partita di domani?
“L’obiettivo è sempre lo stesso: rendere orgogliosi i nostri tifosi. Abbiamo fatto una grande prestazione contro l’Inter, ma alla fine è stato solo un pareggio, e chi vuole vincere vede un pari come una mezza sconfitta. Dobbiamo sempre cercare di portare a casa i tre punti. Nell’ultimo mese abbiamo raccolto quattro pareggi e una sconfitta, ma fa parte del percorso. Bisogna continuare a lavorare, recuperare tutti e fare le scelte giuste. Zero ansie, zero preoccupazioni, zero problemi”.
Lei vive la città, è stato anche a Scampia, un quartiere in trasformazione.
“Ho sempre cercato di vivere la città e capirne gli umori. Non sono il tipo di allenatore che finisce l’allenamento e si chiude in casa. Stare a contatto con la realtà aiuta anche nel lavoro, perché permette di comprendere meglio l’ambiente. Napoli è una città che offre tanto, e con la mia famiglia cerco di viverla appieno. Solo così si possono capire davvero certe dinamiche e il legame con la sua gente”.
Ha percepito un cambio di atteggiamento nei tifosi dopo le sue parole?
“L’unica cosa che sento dire dai tifosi da inizio stagione è ‘grazie’. Questo per me è il riconoscimento più grande, significa che il nostro impegno viene apprezzato. Anche persone più anziane mi ringraziano per quello che stiamo facendo, ed è bello vedere che i sacrifici vengono riconosciuti”.
Il Napoli segna meno delle prime cinque in classifica, ma contro l’Inter ha creato tanto. Serve l’ultimo step?
“Le squadre vincenti non si costruiscono in un giorno. Se guardiamo i numeri, la nostra rosa non ha tanti giocatori con un passato da grandi goleador. Possiamo migliorare, certo, ma non possiamo inventare gol dal nulla. L’Inter, ad esempio, ha segnato 19 reti su palla inattiva: significa che ha giocatori bravi sia a calciare che a saltare. Quando costruisci una squadra, devi mettere dentro tanti ingredienti. Ci vuole tempo e lavoro per aumentare il rendimento realizzativo di alcuni giocatori, ma ci stiamo riuscendo”.
Come stanno McTominay e Gilmour?
“McTominay ha avuto un piccolo sovraccarico, si è allenato un po’ meno negli ultimi giorni, valuteremo. Gilmour ha fatto una grande prestazione contro l’Inter. Ho detto chiaramente ai ragazzi: nelle ultime undici partite gioca chi merita, nessuno ha il posto fisso. Sono undici battaglie, undici finali. Gilmour ha fatto bene? Giocherà di nuovo. Chi sta fuori dovrà dimostrare di meritare il posto”.
Che Fiorentina si aspetta dopo la Conference?
“Una squadra forte, che a gennaio ha fatto un ottimo mercato. Ha battuto l’Inter 3-0 poco tempo fa e ha vinto fuori casa. Sarà una partita dura, dovremo essere pronti e mettere in campo tutto quello che abbiamo”.
È il Napoli camaleontico di cui parlava all’inizio?
“Sì, abbiamo trasformato le difficoltà in risorse. La squadra ha acquisito tante conoscenze tattiche diverse, che ci permettono di adattarci meglio alle situazioni. Il calcio di oggi non ha più schemi fissi: si gioca con un sistema in fase offensiva e un altro in fase difensiva. Abbiamo migliorato molto in questo aspetto”.
Centrocampo di palleggio con l’Inter, ma il gol arriva con Billing, che ricorda Anguissa.
“Quando cambi qualcosa lo fai per due motivi: perché non sei convinto o per necessità. Io cerco sempre la soluzione migliore, ma devo rispettare le caratteristiche dei giocatori. Ho una mia idea di calcio, ma viene dopo le esigenze della squadra. Bisogna guardare la partita nella sua interezza, non soffermarsi solo sui momenti dei gol. Le analisi superficiali lasciamole ai discorsi da bar”.